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Apuleio
Della magia, 39
 
originale
 
[39] Vtrum igitur putas philosopho non secundum Cynicam temeritatem rudi et indocto, sed qui se Platonicae scolae meminerit, utrum ei putas turpe scire ista an nescire, neglegere an curare, nosse quanta sit etiam in istis prouidentiae ratio an [de] diis immortalibus matri et patri credere? Q. Ennius hedyphagetica [a] uersibus scribsit; innumerabilia genera piscium enumerat, quae scilicet curiose cognorat. paucos uersus memini, eos dicam: Omnibus ut Clipea praestat mustela marina, mures sunt Aeni, asp[e]ra ostrea plurima Abydi[mus]. Mytilenae est pecten C[h]aradrumque apud Ambraciae sus. Brundisii sargus bonus est; hunc, magnus si erit, sume. apriculum piscem scito primum esse Tarenti; Surrenti t[u] elopem fac emas, glaucumque aput Cumas. quid scarum praeterii cerebrum Iouis paene sup[p]remi (Nestoris ad patriam hic capitur magnusque bonusque) melanurum, turdum, merulamque umbramque marinam. polypus Corcyrae, caluaria pinguia [a]carnae, purpura[m], mu[r]riculi, mures, dulces quoque echini. alios etiam multis uersibus decorauit, et ubi gentium quisque eorum, qualiter assus aut iurulentus optime sapiat, nec tamen ab eruditis reprehenditur, ne ego reprehendar, qui res paucissimis cognitas Graece et Latine propriis et elegantibus uocabulis conscribo.
 
traduzione
 
Ebbene, credi tu che per un filosofo, non secondo la cinica sconsideratezza rozzo e ignorante, ma consapevole di appartenere alla scuola platonica, credi tu sia brutta cosa sapere queste cose o ignorarle, trascurarle o interessarsene, conoscere quanto sia grande anche in codeste piccole cose il disegno della Provvidenza, o ricorrere al babbo e alla mamma sul conto di Dio? Quinto Ennio scrisse una Gastronomia in versi, dove enumera innumerevoli specie di pesci, che naturalmente aveva studiato con molta cura. Ne ricordo qualche verso: ecco: La mustela marina di Clipea supera tutte le altre, i topolini di mare si trovano a Enos, le ruvide ostriche abbondano in Abido; a Mitilene il pesce pettine e anche a Caradro, nella regione di Ambracia; a Brindisi ? buono il sargo: pr?ndilo, se ? grosso; il cignalino sappi che a Taranto ? di prima qualit?. Compra a Sorrento l'elope; il glauco a Cuma. Come mai ho potuto scordare lo scaro, quasi cervello del sommo Giove: esso, nella patria di Nestore, si piglia grosso e buono: il melanuro, il pesce tordo, il merlo, l'ombrina? A Corcira il polpo, i pingui calvar?, le acarne, le conchiglie della porpora, i piccoli murici, i topi di mare, e anche i ricci saporiti. E altri pesci ancora celebr? in molti versi, dicendo di ciascuno in qual paese si trovi e come sia pi? gustoso, arrostito o in salsa. Eppure non ? ripreso dagli uomini dotti: tanto meno potr? esserlo io, che cose note a pochissimi, in greco e in latino, metto insieme con termini scelti e appropriati.
 

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